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mercoledì 27 ottobre 2010

Abbiamo toppato!!!

Tra i tanti vini che mi è capitato di assaggiare nel lungo periodo di assenza dal blog, ce ne sono alcuni che avrebbero decisamente meritato di essere citati qui. Uno di questi è senza dubbio il VIGNA DEL VASSALLO 1988 dell’azienda vinicola Colle Picchioni, di Marino (Roma).
Per farvi capire la qualità di questo prodotto, vi descrivo in che moto è avvenuto l’assaggio: un venerdì sera, a cena nell’osteria di un nostro amico, non avevamo ancora deciso il “rosso” della serata, al che il titolare del locale mi dice “Vuoi un vino vecchio?”. La mia pronta risposta “Ok, vai!”.
Ci ha presentato in tavola la bottiglia coperta con la stagnola, in modo da non farci vedere di che prodotto si trattasse. Ha versato il vino e abbiamo iniziato le nostre ipotesi…
Il colore era un rosso granato, non particolarmente carico, ma bello limpido. Tutto perfettamente in linea con l’età avanzata: 21 anni di invecchiamento non sono mica pochi!
Al naso, dopo un’iniziale fase di “chiusura” (molti esperti del settore chiamano quella che io definisco “fase di chiusura” come sentore di “sella di cavallo”… E’ una caratteristica molto frequente all’apertura dei grandi vini invecchiati, ma deve svanire con l’ossigenazione all’aria, altrimenti si tratterebbe di un grosso difetto!!!), pian piano rivelava delicati ed elegantissimi profumi di frutta rossa matura, soprattutto prugna e viola, accompagnate da note di tabacco e caffè.
Facile individuare che si trattasse di un taglio bordolese (come accennato altre volte, si chiamano così i vini realizzati in prevalenza da diverse percentuali di merlot e cabernet). Ora si trattava di capire più o meno da che zona provenisse.
Al gusto mostrava un’eleganza eccezionale, finezza di tannini e una sensazione quasi vellutata al palato. Si sono confermati anche qui gli ottimi sentori di prugna, le note speziate, il tabacco e il lungo finale di caffè. L’eleganza e la perfetta rotondità di questo vino mi hanno fatto sbilanciare nettamente per un grande Bordeaux francese e questa mia idea è stata rafforzata e confermata da tutti gli altri presenti.
Da sottolineare, inoltre, la freschezza e l’acidità ancora quasi vibranti di questo vino, tanto che mi sarei sbilanciato per un vino di 10/15 anni di invecchiamento, non di più.
A questo punto abbiamo chiamato il nostro amico oste e, come si dice in un noto programma televisivo, gli abbiamo detto “La accendiamo! Si tratta di un francese”.
E invece… Abbiamo toppato!!!

Lui ha sorriso e ha tolto la stagnola… “Mettendo a posto la cantina, mi è saltato fuori un cartone di questo vino che non sapevo nemmeno più di avere, ne ho aperto una bottiglia e sono rimasto a bocca aperta”.
La mia risposta è stata “Beh… Anche noi”!!!
Avrei voluto vedere da esterno le nostre facce quando abbiamo letto l’etichetta. Ci sembrava incredibile che un vino “de li Castelli”, zona nota storicamente per produzioni massive destinate alla città di Roma, più che per la ricerca di particolari qualità nei vini che vi nascono, mostrasse una personalità del genere dopo ben 21 anni dalla vendemmia.
Una vera sorpresa!
Concludo raccontando che dopo qualche mese, trovandomi a Roma per altri motivi, sono andato a trovare il produttore di questo vino. Ho trovato una persona squisita, umile e competente, il Sig. Armando, con cui abbiamo fatto una chiacchierata di quasi tre ore sulla sua azienda e sul mondo del vino in generale. Ho assaggiato assieme a lui l’annata 2007 dello stesso vino (che ora si chiama IL VASSALLO, non più “Vigna del Vassallo”), del quale mi sono portato a casa senza battere ciglio tre belle bottiglie. Ora sono nella mia cantina ad invecchiare, e vedremo se replicheranno i risultati del loro “avo” del 1988.

martedì 26 ottobre 2010

Aaaaah, le pinot noir...

Anche in questa occasione torno a scrivervi di un eccellente vino d’oltralpe, più precisamente della zona nota come “Côte de nuits” in Borgogna. Il vino è il Mazis-Chambertin Grand Cru “Cuvée B Vieilles Vignes” 2006 di Dominique Laurent.
Come tutti i grandi vini di Borgogna, è fatto al 100% con uva pinot noir (o pinot nero, anche se sembra superfluo tradurre…). I microclimi delle varie sottozone di quella regione, uniti a terreni particolarmente vocati e ad un’esperienza vitivinicola ormai secolare, permettono di ottenere prodotti eccezionali per eleganza, morbidezza e longevità.
Il pinot nero è un vitigno particolarmente delicato e difficile da coltivare al meglio; è molto soggetto a degenerazioni in pianta e ad attacchi di parassiti e microrganismi. Tuttavia, in Borgogna ha trovato le condizioni ideali per palesare tutte le sue grandissime potenzialità.
Questo vino, perfettamente in linea con le caratteristiche peculari della varietà, si presenta nel bicchiere di un bel colore rosso rubino con riflessi violacei, per nulla carico, ma limpido e trasparente.
Al naso rivela una finezza invidiabile, con predominanza di lampone selvatico, fragola e altri piccoli frutti rossi. Spicca, subito dopo, un evidente sentore di pepe, che sconfina lievemente nell’affumicato, perfettamente integrato con gli altri aromi. Nessuna spigolatura e nessun difetto rivelabile anche lasciando passare del tempo.
Al palato si presenta elegantissimo, con tannini morbidi, setosi… quasi impercettibili (come effettivamente ci si deve aspettare da un grande pinot nero di Borgogna). Si mescolano in una danza coordinata e vellutata il lampone, il ribes ed una leggera affumicatura, che anche in questo caso termina in un finale lunghissimo di pepe.
Un vino di grande levatura di una finezza difficilmente riscontrabile in prodotti di altre zone vinicole, tanto da avermi fatto esclamare, più volte nel corso della serata, la frase che dice sempre un mio carissimo amico, amante dei vini di Borgogna: "Aaaaaah... Le pinot noir..."!!!

lunedì 25 ottobre 2010

Una scelta ripagata

Eccomi qui, dopo una grande e totale assenza per più di un anno.
Non mi soffermerò sui motivi del mio silenzio, ma sappiate che non c'è stato alcun grave motivo... E soprattutto non mi è venuta la cirrosi da bevute!!!!
Ahahahahahahahahah...

E come disse un bravo e compianto presentatore... "Dove eravamo rimasti...?"
Ah sì... ai miei numerosi assaggi. Ovviamente non sono mancati in questi mesi di latitanza dal web numerosissimi assaggi che meritavano decisamente una presenza in queste pagine, ma ormai sono andati...
Vabbè, dai... Si ricomincia!!!

Questo sabato sera mi aspettava un filetto di puledro alto due dita. Era quindi fondamentale non rischiare un abbinamento sbagliato!!!
La scelta del vino è stata parecchio dura, ma alla fine ho deciso per il Valpolicella Classico Superiore doc CAMPO MORAR 2005, del bravo produttore Viviani di Negrar (VR).
Premetto che ho assaggiato già parecchie annate di questo stesso vino, e che la 2005 non mi è sembrata una delle migliori rispetto, per esempio, al 1998, al 2001 o al 2004.
In ogni caso si conferma uno dei migliori portabandiera della sua denominazione, per quanto vagamente "innovatore" rispetto ai classici Valpolicella di una volta, più semplici e rustici.
Questo Campo Morar ha mostrato una buona complessità e una rotondità sopra della media dei suoi "conterranei". In ogni caso, si tratta di un vino per niente scontato, con una personalità invidiabile. Ha avuto bisogno di ossigenare quasi un'ora prima di dare il meglio di sé, ma poi i profumi di futta rossa e di frutti di bosco non sono mancati all'appuntamento. Spiccava inoltre una lieve nota di mela, caratteristica abbastanza tipica dei vini della Valpolicella, soprattutto del famoro Recioto. D'altronde, in fin dei conti, i vitigni utilizzati sono, con proporzioni diverse, più o meno gli stessi.
In bocca ha rivelato grande struttura, perfettamente legata alla corposità del filetto che avevo nel piatto, con un ritorno della marasca e del ribes, ma poche "spigolature", con tannini presenti ma non invadenti, seguiti da un buon tappeto speziato. Nota dolente, un finale leggermente amaricante, che mancava in altre annate, diciamo, più fortunate.
Nel complesso, ve lo consiglio.