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mercoledì 7 gennaio 2009

Un capodanno coi fiocchi

Il capodanno è l’occasione in cui si brinda tradizionalmente all’anno nuovo, e per noi appassionati è il momento in cui si stappa qualche grande bottiglia. Il titolo richiama sicuramente il fatto che abbiamo bevuto molto bene, ma anche, tra l’altro, che qui da noi, ha nevicato parecchio quella notte. Comunque in questo blog parliam di vino e non di meteo…
Anche in questo caso devo ringraziare un caro amico (nonché nostro “maestro” in questo campo), che tra le altre bottiglie del cenone ha deciso di effettuare una “gara” tra due grandissime e storiche etichette.
Per la precisione il confronto è stato tra un FLACCIANELLO DELLA PIEVE 1988 del produttore Fontodi (di questo vino ne avevo raccontato qualche settimana fa’ in occasione di un’altra bottiglia dello stesso anno) e un TIGNANELLO 1990 di Antinori.
Si tratta di due vini che fanno parte dei grandi toscani, tra i più rinomati al mondo, ed entrambi nascono nella zona del Chianti. Il Flaccianello è fatto con 100% di uva sangiovese, mentre il Tignanello è sempre sangiovese ma è tagliato con del cabernet sauvignon (se non ricordo male per circa un 20%).
Tutte e due le bottiglie sono state aperte con discreto anticipo, per dar modo al vino di aprirsi a sufficienza, ma fin dalla prima annusata le sensazioni sono state molto diverse. Non mi soffermo troppo sul Flaccianello, visto che gli ho già dedicato un intero post. Posso comunque dire che si è confermato un assoluto fuoriclasse come ne avevo raccontato la volta scorsa… Eccezionale!!!
Il Tignanello invece ha presentato fin da subito un colore leggermente più scuro e intenso, meno granata, sicuramente dovuto al cabernet.
Al naso ha immediatamente fatto salire aromi intensi e fruttati, con prevalenza di mora matura e viola, ben sostenuti da speziature e una nota che ricordava il cioccolato fondente di sottofondo. Per niente aggressivi, tutti questi sentori erano perfettamente amalgamati in un delicato e elegantissimo bouquet.
Mi aspettavo sinceramente un’evoluzione più marcata nel tempo, e invece col passare dei minuti si è rafforzata la gamma appena indicata, ma senza effettive variazioni nel contenuto. Invece il Flaccianello ha mostrato un’evoluzione ben più evidente, esattamente come descritto la volta scorsa.
In bocca il Tignanello ha confermato l’eleganza e la morbidezza di tannini che gli è leggendaria, con il cabernet a dare un lievissimo finale erbaceo, ma davvero appena percettibile. In prevalenza la mora e le spezie hanno danzato sulla lingua senza che vi fosse il minimo accenno di astringenza o di asprezza. Anche in questo caso però, i sentori iniziali si sono mantenuti nelle stesse proporzioni fino alla fine della bottiglia, quasi un’ora e mezza dopo, con poca evoluzione, pur senza mostrare difetti. Il flaccianello invece ha anche in questo caso mostrato un’evoluzione temporale evidente, lasciando prevalere all’inizio spezie e tabacco e successivamente la frutta rossa, per tornare infine allo speziato.
Due vini molto diversi insomma, con differenze che sono state rese ancora più evidenti in vini così “vetusti”, rispetto a quelle che si sarebbero evidenziate dopo pochi anni dall’imbottigliamento.
Non me la sento di definire un vero vincitore, entrambi sono stati all’altezza della grande fama che li riveste… semplicemente sono stati… differenti.
Potrei rivelare a gusto personale quale sia stato “tecnicamente” migliore (forse è intuibile dal mio racconto), ma non sarebbe corretto… buonissimi entrambi.