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venerdì 26 settembre 2008

Una sapiente "affumicatura"

Non stiamo parlando ovviamente di un prosciutto o di un salume, ma ieri sera sono rimasto particolarmente stupito da un vino bianco, un sauvignon prodotto in provincia di Verona dalla notissima azienda Inama (nota più per i suoi due rossi di punta Oracolo e Bradisismo che per i bianchi).
Si tratta del "Vulcaia Fumé" 2005, ed effettivamente quanto indicato nel nome del vino rispecchia notevolmente le sue caratteristiche.
Il colore è un bel giallo paglierino abbastanza carico e ben limpido. I profumi, discretamente intensi e di grande eleganza, mi fanno tornare in mente un grandissimo sauvignon francese che cresce su terreni vulcanici, il "Silex". Le note che emergono principalmente sono peperone verde e pesca gialla, poi una nota minerale, quasi di pietra focaia. Davvero notevole!
In bocca si dimostra salino, di grande struttura ma senza aggressività. Si sente anche qui moltissimo il tipico peperone del sauvignon e la frutta a pasta gialla, ma il tratto che rende così particolare questo vino è la nota di affumicatura nel finale, che permane per parecchio tempo.
Ha accompagnato benissimo una saporitissima insalata di patate, fagiolini e filetto di sgombro, ma la sua mineralità gli permette di affiancare tranquillamente anche piatti di carni bianche.
Davvero impressionante in relazione al prezzo non particolarmente elevato. Un vino da ri-acquistare più e più volte per il futuro!

lunedì 15 settembre 2008

E’ sempre un piacere quando si ha modo di provare un vino dal prezzo “moderato”, che anche se costasse il doppio verrebbe da dire “che li varrebbe comunque tutti”.E’ il caso del CROGNOLO 1999 del produttore Tenuta Sette Ponti, in provincia di Arezzo.L’ho pagato attorno ai 15 euro ma può far tranquillamente sfigurare molti vini di eccellenti nomi che costano due o tre volte tanto. Si tratta di un assemblaggio di sangiovese (per circa il 90%) e merlot, e questo stesso vino lo avevo assaggiato qualche anno fa’ (ora non ricordo quando); sinceramente allora non mi aveva entusiasmato granché, però l’idea che potesse migliorare con un po’ di affinamento in più mi ha fatto venir voglia di stapparne un’altra bottiglia venerdì scorso. E’ stata una grande sorpresa!!!
Il colore dava proprio l’impressione di una maturità ottimale, quel rosso non troppo carico ma con qualche sfumatura “mattone”, che indica gli anni passati in bottiglia.Ottimi profumi di frutta rossa matura e di rosa, decisamente intensi, con un lieve e gradevole finale di cioccolato. Al gusto ha rivelato un notevole corpo e una buona struttura, per niente aggressiva, anzi, perfetta da abbinare a secondi piatti di carne, anche moderatamente corposi. Vi ho ritrovato specularmente i profumi avvertiti poco prima, soprattutto la frutta rossa, prugna e mora, ma con una dolcezza che amalgamava il tutto in maniera davvero piacevole. Buona anche l’eleganza e la finezza al palato, non eccelsa ma ben apprezzabile. Una nota leggermente affumicata nel finale ha confermato i quasi 9 anni passati dalla vendemmia delle uve.Un notevole rapporto qualità/prezzo, e una palese dimostrazione di quanto certi vini possano rendere al meglio solo con i giusti anni di invecchiamento.

giovedì 11 settembre 2008

Si inizia alla grande anche con i rossi!!!

Sabato scorso, prima del Vin San Giusto di cui ho scritto nel precedente post, abbiamo voluto bere un rosso di altrettanto grande livello, almeno così viene riportato nelle guide e nelle letture di settore, e infatti (questa volta) non posso che confermarlo.Si tratta del merlot “Messorio” 2000 dell’azienda Le Macchiole, con sede a Bolgheri (Toscana).
L’azienda è molto conosciuta dagli “addetti ai lavori” per una serie di etichette ben blasonate (anche se non per tutte le tasche) che hanno saputo tenere alta l’eccellenza dei vini italiani nel mondo. Questo è il primo vino rosso di cui parlo nel mio blog, e sono contento che si parta anche in questo caso con un grande nome, così come è stato per i vini bianchi con il Salon 1988.Il colore è perfetto, quel rosso rubino non particolarmente carico con qualche riflesso granata che ci si dovrebbe aspettare da un merlot con gli anni passati in bottiglia che ha il nostro Messorio. Al naso si rivela un vino decisamente elegante, ricorda parecchio i grandi merlot francesi, con profumi molto fini nei quali si notano prevalentemente un buon sentore di viola, di mora e di altri frutti di bosco. Nulla di pungente o di stonato, però (badate bene che si tratta di gusti personalissimi) avrei preferito un po’ di maggiore intensità; invece per scorgere tutta la gamma olfattiva è stato necessario spingere il naso ben dentro al bicchiere.Ma è in bocca che questo vino si rivela all’altezza della sua fama: morbidissimo, elegante, direi quasi “vellutato”, con una vena leggermente dolce che fa rimanere incantati per qualche secondo quasi a gustarsela fino alla fine. Non presenta un gran corpo, la struttura non è aggressiva e, sinceramente, in un merlot toscano deve essere considerata davvero un pregio, un segnale della maestria di chi ha saputo creare una simile opera. Sicuramente da ricordare!!!

Un vero "vino da meditazione"

Anche questa volta mi trovo a ringraziare un carissimo amico di lunga data che ha deciso di condividere con noi un’altra grande “opera enologica”.
Si tratta di un vino dolce, per la precisione del “Vin San Giusto” 1999 della Fattoria San Giusto a Rentennano in Toscana. E’ composto dal 90% di uva malvasia bianca e dal 10% di trebbiano toscano. Le uve vengono pigiate dopo 140 giorni di appassimento in locali areati, dove raggiungono una concentrazione zuccherina davvero interessante. Successivamente il mosto viene lasciato in caratelli di castagno di capacità variabile per ben sei anni, dove avviene una lenta ma (visto il risultato) eccezionale fermentazione.
La resa in prodotto finale, come potete immaginare, è molto bassa ma di una concentrazione davvero strabiliante.
Infatti, già a versarlo nel bicchiere si nota la densità e la viscosità di questo vino… sembra quasi oleosa, e questo fa presagire una potenza gustativa che non tarderà ad arrivare. Il colore è ambra scuro, sembra quasi miele di castagno… o di cardo (se mai vi fosse capitato di vederli). Avvicinando il bicchiere al naso si fa sentire l’energia dei profumi, caldi e complessi, con una vena leggermente affumicata, su cui spiccano sopra tutti noce e fichi.
Dalla gamma di sensazioni olfattive ci si aspetta un vino dal gusto caldo e stucchevole… e invece si rimane sbalorditi dalla grande freschezza che lascia sulla lingua. Questo è merito dell’ottima acidità di questo prodotto, che quindi invoglia subito a prenderne un altro sorso. In bocca esplode in un assieme di gusti davvero ben miscelati con una piacevole dolcezza, tra cui emergono ancora i fichi e la frutta secca. Il finale è lievemente amandorlato e dura per almeno un paio di minuti dopo aver deglutito.
Altra nota degna di essere sottolineata è che questo vino fa solo 11 gradi alcolici e non contiene assolutamente anidride solforosa!!! Questo dimostra ancora di più la singolarità della tecnica di vinificazione e la bravura del produttore.
Davvero un prodotto eccezionale, veramente un ottimo esempio di quelli che vengono definiti “vini da meditazione”, in quanto va assaporato da solo, lentamente, senza accompagnamenti… lasciando che la mente vaghi guidata dai sensi.
Unica nota negativa (ma non sul vino, che difetti non ne ha!!!) è che per colpa di un disciplinare di produzione troppo rigido e “vecchio”, questa grandissima etichetta non può può fregiarsi della denominazione di “Vin Santo Toscano”… Personalmente la trovo una gran perdita per il Consorzio non avere nelle proprie fila un così grande rappresentante dell’eccellenza dei vignaioli toscani.

mercoledì 3 settembre 2008

Un piacevole contrasto

Questa volta vi racconto di un vino che ho trovato davvero particolare, in quanto decisamente contrastante tra profumi e gusto. Si tratta del Vigneti delle Dolomiti IGT “FAYE” bianco 2001 del produttore Pojer e Sandri.Si tratta di un assemblaggio di chardonnay e pinot bianco fatto in Trentino, quindi con uve maturate relativamente “in quota”. Questo dovrebbe farci aspettare un vino dai grandi profumi, ed in effetti non delude.L’età e il tempo passato in bottiglia si notano nel colore, bel giallo paglierino carico e limpido. Al naso l’intensità non è marcata, ma c’è quanto basta per far ben individuare tutte le componenti: bellissimi fiori, segno della quota, come primo impatto, poi la tipica frutta a pasta gialla dello chardonnay… ananas in primis. Tutti aromi molto dolci, che fanno quasi tornare alla mente gli chardonnay austriaci. Non viene granché fuori il pinot bianco… ma quest’ultimo si fa ben sentire in bocca.Il gusto è secco davvero in contrasto con le sensazioni olfattive, ben sapido ma mai aggressivo. Si sente molto meno lo chardonnay, se non nel finale. Non particolarmente complesso ma la differenza rispetto ai profumi ha davvero sorpreso e non si trova spesso in vini di quella zona. Il contrasto non ha comunque guastato la piacevolezza iniziale, anzi… è stata quel “tocco in più” che ha fatto destare l’interesse.Un’ultima nota sull’uso della barrique, che è stato davvero ottimale. Si sente appena… anzi all’inizio avremmo quasi pensato che facesse solo acciaio.E per concludere, osservazione fondamentale, dato che i vini da tavola sono il naturale complemento alle pietanze, ha accompagnato splendidamente i “fusilli allo scoglio” che avevamo nei piatti.

lunedì 1 settembre 2008

Si parte alla grande!!!

L’idea di aprire questo blog mi è venuta la sera di ferragosto, dopo aver degustato il vino che mi accingo a descrivere, in quanto si tratta di uno di quelli che mi hanno impressionato maggiormente negli ultimi anni e siccome si tratta di un pezzo di storia “in bottiglia”, volevo raccontare un po’ via web questa esperienza.Non parlerò sempre di vini così “altisonanti”, però mi sembrava una buona cosa aprire i miei post enologici con una delle vette dell’enologia mondiale. Infatti il vino è uno dei migliori del pianeta (a detta dei grandi esperti) e si tratta dello champagne SALON “Le Mesnil” 1988. E’ un blanc de blanc, quindi fa parte di quella classe prodotta senza pinot noir, che in molti casi è componente principale degli champagne. Addirittura, questo vino per scelta e tradizione è addirittura chardonnay in purezza, ovvero fatto solo con questa uva e di un unico piccolo appezzamento di terreno, “Le Mesnil”, appunto.Eravamo in cinque persone a condividerlo, quindi ho avuto modo di degustarlo bene e in un paio di bicchieri a distanza di una decina di minuti uno dall’altro. Già dal bicchiere faceva presagire una complessità fuori dal comune, con il suo colore giallo oro intenso, arricchito dagli anni passati in sapiente attesa in bottiglia. Un perlage (le bollicine che salgono nel bicchiere) non erano evidentissime, d’altronde pensiamo a quanti anni sono passati dalla sboccatura, comunque ritengo fosse presente “il giusto” per risaltare senza dare fastidio.
Il naso è stato un’esplosione di fiori freschi, di uva appena spremuta (incredibile!!!), di ananas, pera e (ovviamente) l’immancabile crosta di pane, tutti miscelati in maniera perfetta, nemmeno una sbavatura, una parte pungente o predominante sulle altre. Quasi impressionante l’intensità dei profumi freschi malgrado ci trovassimo a quasi vent’anni dalla vendemmia.Il gusto è stato intensissimo, pieno e rotondo, non particolarmente secco, anzi con una venetta acida e fresca che invitava subito a prendere un altro sorso. Rotondo e complesso, sono questi i termini che usano gli addetti ai lavori per indicare un vino che offre una gamma ampia di sensazioni gustative, dal dolce all’amandorlato, senza averne una che predomini e “sgomiti” sulle altre. E questo Salon è proprio così!!! E poi una lunghezza dopo il sorso… passati un paio di minuti buoni c’era ancora il gusto stampato sulla parte finale del palato.
Insomma… di certo non un vino alla portata delle “tasche medie”, e proprio per questo non finirò mai di ringraziare la persona che ha gentilmente deciso di stapparlo in nostra compagnia, ma un’esperienza che gli appassionati dei grandi vini dovrebbero fare, almeno una volta nella vita (molto probabilmente una sola volta nella vita, visto cosa costa). Ora resta la memoria… altri champagne assaggiati nelle ultime settimane mi sembrano “vinelli da tutti i giorni” al confronto!!!