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martedì 24 febbraio 2009

Accoppiamento tra muffe

Tranquilli... il titolo non si riferisce a nulla di "pornografico"!!!
Qualche post indietro avevo indicato l’amarone della Valpolicella come il miglior abbinamento con i formaggi stagionati, e lo riconfermo in pieno. Ma in assoluto con i grandi formaggi “erborinati”, ovvero quelli che vedono la presenza della muffa chiamata penicillium roqueforti, che dona con le sue spore le famose venature verdi/azzurre di alcuni formaggi famosi, l’abbinamento perfetto si ha con i grandi sauternes.
Quest’ultimi, per chi non lo sapesse, sono dei vini bianchi francesi prodotti nelle vicinanze di Bordeaux, prodotti con uve i cui acini vengono fatti attaccare dalla muffa chiamata botrytis cinerea (dagli addetti ai lavoro chiamata amichevolmente “muffa nobile”), la quale dona particolari aromi ed una dolcezza naturale al vino da rendere i sauternes probabilmente i migliori vini dolci al mondo. La scoperta delle proprietà incredibili di questo micro-organismo sembra sia avvenuta in maniera casuale fin dal Medioevo. Pensate che la prima testimonianza scritta di vini prodotti con uve attaccate da muffa nobile risale alla vendemmia del 1660 nel podere del famosissimo Chateau d’Yquem.
Questi vini, se bevuti giovani sono estremamente dolci e mielosi, forse anche troppo stucchevoli, ma dopo alcuni anni di invecchiamento in bottiglia, modificano tale aspetto per diventare, seppur comunque tendenzialmente dolci, vini con espressioni e sfumature incredibilmente variegate e particolari.
Quindi ecco l’occasione di una cena proprio in compagnia di alcuni formaggi erborinati (per la precisione un “Blu del Monviso”, un “Raschera” di media stagionatura ed un “Blue Stilton” inglese), che ci ha fatto stappare un sauternes 1er cru CHATEAU GUIRAUD 1990. Si tratta di uno dei grandi fuoriclasse dell’enologia mondiale e non ha tradito le aspettative!!!
Fin da prima dell’apertura (la bottiglia è di vetro incolore, quindi si poteva notare molto bene) ha mostrato una tonalità ambrata carica che faceva presagire una concentrazione notevole.
Al naso ha liberato dolcissimi profumi di miele (oserei addirittura precisare miele di castagno o di cardo), di mandorle e fichi secchi, accompagnate da un sottofondo floreale, in cui prevaleva l’acacia, molto intensi ma allo stesso tempo eleganti, in cui nessuna delle sfumature mostrava un benché minimo accenno di eccesso o stonatura.
Al gusto ha mostrato una concentrazione e un’intensità memorabile… personalmente direi nella sua categoria seconda solo allo Chateau d’Yquem 1986 che ho assaggiato qualche anno fa’ (e che per il momento rimane ancora irraggiungibile!!!). Si sente più che presente la naturale e piacevolissima dolcezza, accompagnata da sentori amandorlati, di frutta secca, spezie e miele, tutto perfettamente amalgamato e di notevole intensità (ma, badate bene, mai senza armonia). Il finale è lunghissimo con un sentore di mandorla che rimane in bocca per interi minuti dopo il sorso.
Un grande vino, sicuramente non economico, ma che vale il suo prezzo. Si è sposato alla grande con altrettanto grandi formaggi, a testimoniare ancora una volta quanto i prodotti tipici siano un bene da difendere e promuovere.

giovedì 12 febbraio 2009

Qualcosa di nuovo

Ogni tanto capita di avere a che fare con qualche vitigno “inusuale”, e questo suscita sempre in me una grandissima curiosità. Per questo appena ho avuto modo di acquistare e stappare il WILDBACHER 2006 dell’azienda dei Conti di Collalto non mi sono lasciato scappare l’occasione.
Si tratta di un’uva a bacca rossa (blauer wildbacher, appunto) originaria della Stiria, in Austria, che qualcuno della famiglia dei Conti di Collalto ha importato e piantato nella loro tenuta nell’alta pianura trevigiana.
Il vino in effetti si è rivelato molto diverso da quelli fatti con le uve che conoscevo finora, e nel complesso il giudizio è positivo.
Innanzitutto ha mostrato un colore blu scuro quasi impenetrabile, che mi aveva quasi fatto pensare ad un vino polposo ed iper-tannico, forte e astringente… Infatti spesso gli antociani (responsabili della colorazione dei vini rossi) si accompagnano parallelamente ai tannini (i responsabili dell’effetto “astringente” dei vini rossi), invece si è mostrato sorprendentemente morbido.
Al naso ha rivelato sentori molto fini di viola e mirtillo, per niente aggressivi, anzi potrei dire quasi scarichi di intensità, ma forse questo era dovuto alla temperatura non perfetta a cui ho effettuato l’assaggio (il vino era, probabilmente, ancora un po’ freddo).
In bocca invece si è mostrato discretamente elegante, con una leggera ma perfettamente indivuabile predominanza di mora matura, accompagnata da un sottofondo leggermente erbaceo. L’astringenza del tannino non si è mostrata prorompente come mi aveva inizialmente suggerito il colore intenso, invece si è rivelata lieve e solo immediatamente prima del sorso.
Diciamo che non si tratta di un grande vino, non ha rivelato né grandi sfumature, né una particolare intensità nelle sensazioni, ma di certo si tratta di un prodotto ben equilibrato, senza difetti rilevanti e di facile abbinamento anche con portate relativamente “semplici”.
Se poi teniamo conto che è costato meno di 5 euro a bottiglia, direi che l’acquisto è stato proprio ben fatto.