Purtroppo (o per fortuna, scegliete voi), non riesco a decidere quale dei due vini sia stato migliore dell’altro, ciascuno con le proprie caratteristiche ben differenti, quindi ho deciso che in questo post parlerò di entrambi i vini.
Abbiamo iniziato con il Nuits Saint Georges 1er Cru LE PROCES 2006 di Robert Arnoux, che, come tutti i Borgogna rossi, è fatto con pinot nero in purezza.
Innanzitutto mi ha colpito il colore, che andava al di là del classico rosso rubino, ma arrivava quasi ad un bellissimo viola acceso, perfettamente limpido e trasparente.
Al naso ha mostrato una gamma di profumi molto fini e leggeri, elegantissimi, tra cui spiccava il lampone e la mora selvatica, accompagnati da una lieve affumicatura, quasi impercettibile, ma che serviva a completare la rotondità del bouquet olfattivo.
In bocca mi è sembrato meno fine rispetto ad altri suoi conterranei che mi era capitato di assaggiare in passato (ma forse in quell’occasione si trattava di effettivi fuoriclasse, come per esempio L’Echezeaux, della Romanée-Conti), ma comunque elegantissimo, con tannini leggeri, ma ancora presenti come in un vino molto giovane, segno di grande longevità di questo prodotto. Si sono confermati anche al gusto i sentori di lampone, accompagnati anche qui da una bella nota lieve di affumicatura e di un ben percettibile sentore di ribes. Un gran bel vino.
Il secondo protagonista della serata è stato il Saint Julien 2ème grand Cru Classé CHATEAU DUCRU BEAUCAILLOU 1998, uno tra i portabandiera della tradizione bordolese. Viene fatto con prevalenza di uve cabernet sauvignon (circa 70%), unite al classico merlot come da perfetta tradizione di quella zona della Francia.
All’apertura ha subito mostrato i suoi 12 anni dalla vendemmia, con il classico sentore di “sella di cavallo”, che rende quindi opportuno lasciar ossigenare il vino all’aria per un’oretta buona, prima di poterlo degustare. Ed infatti, previdentemente, lo avevamo aperto allo stesso momento del Borgogna, ma degustato solamente dopo quest’ultimo.
Al colore ha mostrato un bel rosso rubino carico ma non impenetrabile, e mi ha quasi stupito non vedere granché di riflessi granati; segno che questo vino avrebbe potuto senza dubbio reggere ancora molti anni di invecchiamento.
Al naso mi ha colpito subito una folata di prugna, inconfondibile, e molto intensa, seguita poi da marasca e da belle note speziate di tabacco. In bocca ha mostrato una notevole eleganza, con tannini presenti ma morbidi, nei quali nuotavano, quasi accarezzando la lingua, note di marasca e mora, sfumanti poi in un lungo finale speziato. Molti degustatori sentono in questo vino una chiusura di cacao, che però non mi è sembrata così evidente da essere segnalata.
Due grandissimi prodotti, che dal punto di vista “tecnico” non mi hanno lasciato scegliere quale potesse essere migliore dell’altro, anche se il mio gusto personale una preferenza ce l’ha…
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