Ho scritto di recente di un ottimo pinot noir francese, quindi non poteva mancare ora, per “par condicio” un post su un buon pinot nero italiano.
Per la precisione si tratta del Alto Adige doc PINOT NERO 2007 del bravo produttore Franz Haas.
A mio avviso, le uniche zone in Italia in cui il pinot nero (vinificato in rosso fermo) possa dare vini di livello alto si trovano proprio in provincia di Bolzano. Probabilmente questo deriva dalla difficile coltivazione di queste uve, particolarmente sensibili a variazioni climatiche e alle malattie, quindi rendendolo sicuramente non adatto alle condizioni estreme di regioni calde e secche, che metterebbero già in partenza la pianta in condizioni di stress vegetativo.
Ci sono comunque altre zone in Italia in cui questo vitigno domina i paesaggi rurali, come per esempio l’Oltrepò Pavese, ma in questo caso viene utilizzato per la produzione di vini spumanti con il famoso “metodo classico”, e solo raramente viene vinficato come rosso fermo.
Questo pinot nero di Haas si presenta al bicchiere di un bel colore rosso rubino con leggera tendenza al violaceo, bello limpido e di buona trasparenza, come ci si dovrebbe aspettare.
Al naso rivela sentori molto fini e poco intensi, ma (badate bene!) non lo definirei un difetto, anzi, quasi un aspetto elegante e signorile. Emergono innanzitutto il ribes e la ciliegia, attorniati da una leggerissima vena affumicata.
Al palato risulta di discreta eleganza, forse con tannini ancora un pochino troppo marcati per quello che mi aspetterei da un grande pinot nero, ma probabilmente questo è dovuto alla giovinezza di questa bottiglia. Un annetto in più, probabilmente, avrebbe dato quella rotondità che cercavo. Per sicurezza ne comprerò un’altra e la lascerò in cantina il tempo necessario.
In ogni caso, anche in bocca ha prevalso il ribes, molto marcato e ottima caratteristica tipica del vitigno, seguito poi da un sentore di ciliegia e da una bella chiusura di pietra focaia, lievissima ma presente. Si nota anche l’utilizzo della barrique, ma in maniera ben dosata e per nulla invadente.
Mi ha molto positivamente colpito la grande acidità e la freschezza alla beva, che hanno perfettamente nascosto i 13,5% alcolici.
Un buon prodotto, che darà il meglio di sé tra uno o due anni di riposo in cantina.
Per la precisione si tratta del Alto Adige doc PINOT NERO 2007 del bravo produttore Franz Haas.
A mio avviso, le uniche zone in Italia in cui il pinot nero (vinificato in rosso fermo) possa dare vini di livello alto si trovano proprio in provincia di Bolzano. Probabilmente questo deriva dalla difficile coltivazione di queste uve, particolarmente sensibili a variazioni climatiche e alle malattie, quindi rendendolo sicuramente non adatto alle condizioni estreme di regioni calde e secche, che metterebbero già in partenza la pianta in condizioni di stress vegetativo.
Ci sono comunque altre zone in Italia in cui questo vitigno domina i paesaggi rurali, come per esempio l’Oltrepò Pavese, ma in questo caso viene utilizzato per la produzione di vini spumanti con il famoso “metodo classico”, e solo raramente viene vinficato come rosso fermo.
Questo pinot nero di Haas si presenta al bicchiere di un bel colore rosso rubino con leggera tendenza al violaceo, bello limpido e di buona trasparenza, come ci si dovrebbe aspettare.
Al naso rivela sentori molto fini e poco intensi, ma (badate bene!) non lo definirei un difetto, anzi, quasi un aspetto elegante e signorile. Emergono innanzitutto il ribes e la ciliegia, attorniati da una leggerissima vena affumicata.
Al palato risulta di discreta eleganza, forse con tannini ancora un pochino troppo marcati per quello che mi aspetterei da un grande pinot nero, ma probabilmente questo è dovuto alla giovinezza di questa bottiglia. Un annetto in più, probabilmente, avrebbe dato quella rotondità che cercavo. Per sicurezza ne comprerò un’altra e la lascerò in cantina il tempo necessario.
In ogni caso, anche in bocca ha prevalso il ribes, molto marcato e ottima caratteristica tipica del vitigno, seguito poi da un sentore di ciliegia e da una bella chiusura di pietra focaia, lievissima ma presente. Si nota anche l’utilizzo della barrique, ma in maniera ben dosata e per nulla invadente.
Mi ha molto positivamente colpito la grande acidità e la freschezza alla beva, che hanno perfettamente nascosto i 13,5% alcolici.
Un buon prodotto, che darà il meglio di sé tra uno o due anni di riposo in cantina.
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