Anche questa volta mi trovo a ringraziare un carissimo amico di lunga data che ha deciso di condividere con noi un’altra grande “opera enologica”.
Si tratta di un vino dolce, per la precisione del “Vin San Giusto” 1999 della Fattoria San Giusto a Rentennano in Toscana. E’ composto dal 90% di uva malvasia bianca e dal 10% di trebbiano toscano. Le uve vengono pigiate dopo 140 giorni di appassimento in locali areati, dove raggiungono una concentrazione zuccherina davvero interessante. Successivamente il mosto viene lasciato in caratelli di castagno di capacità variabile per ben sei anni, dove avviene una lenta ma (visto il risultato) eccezionale fermentazione.
La resa in prodotto finale, come potete immaginare, è molto bassa ma di una concentrazione davvero strabiliante.
Infatti, già a versarlo nel bicchiere si nota la densità e la viscosità di questo vino… sembra quasi oleosa, e questo fa presagire una potenza gustativa che non tarderà ad arrivare. Il colore è ambra scuro, sembra quasi miele di castagno… o di cardo (se mai vi fosse capitato di vederli). Avvicinando il bicchiere al naso si fa sentire l’energia dei profumi, caldi e complessi, con una vena leggermente affumicata, su cui spiccano sopra tutti noce e fichi.
Dalla gamma di sensazioni olfattive ci si aspetta un vino dal gusto caldo e stucchevole… e invece si rimane sbalorditi dalla grande freschezza che lascia sulla lingua. Questo è merito dell’ottima acidità di questo prodotto, che quindi invoglia subito a prenderne un altro sorso. In bocca esplode in un assieme di gusti davvero ben miscelati con una piacevole dolcezza, tra cui emergono ancora i fichi e la frutta secca. Il finale è lievemente amandorlato e dura per almeno un paio di minuti dopo aver deglutito.
Altra nota degna di essere sottolineata è che questo vino fa solo 11 gradi alcolici e non contiene assolutamente anidride solforosa!!! Questo dimostra ancora di più la singolarità della tecnica di vinificazione e la bravura del produttore.
Davvero un prodotto eccezionale, veramente un ottimo esempio di quelli che vengono definiti “vini da meditazione”, in quanto va assaporato da solo, lentamente, senza accompagnamenti… lasciando che la mente vaghi guidata dai sensi.
Unica nota negativa (ma non sul vino, che difetti non ne ha!!!) è che per colpa di un disciplinare di produzione troppo rigido e “vecchio”, questa grandissima etichetta non può può fregiarsi della denominazione di “Vin Santo Toscano”… Personalmente la trovo una gran perdita per il Consorzio non avere nelle proprie fila un così grande rappresentante dell’eccellenza dei vignaioli toscani.
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