L’idea di aprire questo blog mi è venuta la sera di ferragosto, dopo aver degustato il vino che mi accingo a descrivere, in quanto si tratta di uno di quelli che mi hanno impressionato maggiormente negli ultimi anni e siccome si tratta di un pezzo di storia “in bottiglia”, volevo raccontare un po’ via web questa esperienza.Non parlerò sempre di vini così “altisonanti”, però mi sembrava una buona cosa aprire i miei post enologici con una delle vette dell’enologia mondiale. Infatti il vino è uno dei migliori del pianeta (a detta dei grandi esperti) e si tratta dello champagne SALON “Le Mesnil” 1988. E’ un blanc de blanc, quindi fa parte di quella classe prodotta senza pinot noir, che in molti casi è componente principale degli champagne. Addirittura, questo vino per scelta e tradizione è addirittura chardonnay in purezza, ovvero fatto solo con questa uva e di un unico piccolo appezzamento di terreno, “Le Mesnil”, appunto.Eravamo in cinque persone a condividerlo, quindi ho avuto modo di degustarlo bene e in un paio di bicchieri a distanza di una decina di minuti uno dall’altro. Già dal bicchiere faceva presagire una complessità fuori dal comune, con il suo colore giallo oro intenso, arricchito dagli anni passati in sapiente attesa in bottiglia. Un perlage (le bollicine che salgono nel bicchiere) non erano evidentissime, d’altronde pensiamo a quanti anni sono passati dalla sboccatura, comunque ritengo fosse presente “il giusto” per risaltare senza dare fastidio.
Il naso è stato un’esplosione di fiori freschi, di uva appena spremuta (incredibile!!!), di ananas, pera e (ovviamente) l’immancabile crosta di pane, tutti miscelati in maniera perfetta, nemmeno una sbavatura, una parte pungente o predominante sulle altre. Quasi impressionante l’intensità dei profumi freschi malgrado ci trovassimo a quasi vent’anni dalla vendemmia.Il gusto è stato intensissimo, pieno e rotondo, non particolarmente secco, anzi con una venetta acida e fresca che invitava subito a prendere un altro sorso. Rotondo e complesso, sono questi i termini che usano gli addetti ai lavori per indicare un vino che offre una gamma ampia di sensazioni gustative, dal dolce all’amandorlato, senza averne una che predomini e “sgomiti” sulle altre. E questo Salon è proprio così!!! E poi una lunghezza dopo il sorso… passati un paio di minuti buoni c’era ancora il gusto stampato sulla parte finale del palato.
Il naso è stato un’esplosione di fiori freschi, di uva appena spremuta (incredibile!!!), di ananas, pera e (ovviamente) l’immancabile crosta di pane, tutti miscelati in maniera perfetta, nemmeno una sbavatura, una parte pungente o predominante sulle altre. Quasi impressionante l’intensità dei profumi freschi malgrado ci trovassimo a quasi vent’anni dalla vendemmia.Il gusto è stato intensissimo, pieno e rotondo, non particolarmente secco, anzi con una venetta acida e fresca che invitava subito a prendere un altro sorso. Rotondo e complesso, sono questi i termini che usano gli addetti ai lavori per indicare un vino che offre una gamma ampia di sensazioni gustative, dal dolce all’amandorlato, senza averne una che predomini e “sgomiti” sulle altre. E questo Salon è proprio così!!! E poi una lunghezza dopo il sorso… passati un paio di minuti buoni c’era ancora il gusto stampato sulla parte finale del palato.
Insomma… di certo non un vino alla portata delle “tasche medie”, e proprio per questo non finirò mai di ringraziare la persona che ha gentilmente deciso di stapparlo in nostra compagnia, ma un’esperienza che gli appassionati dei grandi vini dovrebbero fare, almeno una volta nella vita (molto probabilmente una sola volta nella vita, visto cosa costa). Ora resta la memoria… altri champagne assaggiati nelle ultime settimane mi sembrano “vinelli da tutti i giorni” al confronto!!!
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