Era il lontano millenovecento… “e rotti” (non chiedetemi a quanto ammonta il “e rotti”, ché non me lo ricordo più), quando un mio carissimo amico ci ha inviato a cena in un ristorante del veneziano e ha ordinato come vino un LE STANZE dell’azienda agricola Poliziano (forse si trattava del 1995... Boh?), facendomi così assaggiare per la prima volta in vita mia un grande vino importante. Fino ad allora avevo conosciuto solamente banalissimi vinelli del contadino “dietro casa”, quelli che bevevo mio padre a tavola, che per quanto, magari, discreti non avevano nulla a che vedere con i grandi vini italiani.
Infatti, fino a quel periodo, ero stato un gran cultore delle birre speciali, che mi attiravano molto più del vino, ma da quell’occasione, dalla stupefacente impressione che mi fece quel taglio bordolese toscano, è iniziata la mia grande passione per il mondo del vino, che come vedete è cresciuta negli anni e perdura ancora oggi.
Bene, questo sabato sera, a cena con quello stesso amico, abbiamo pescato dalla mia personalissima cantina proprio un LE STANZE annata 2001, dopo anni e anni che non mi capitava più di aprirne uno.
Rispetto a quello che avevo bevuto la prima volta anni addietro, ai classici cabernet sauvignon e merlot si è aggiunta una piccola percentuale di sangiovese, con l’intento di donare una maggiore freschezza e una maggiore complessità a questo prodotto, che già era entrato di prepotenza negli anni addietro nell’olimpo dell’enologia toscana.
Questo 2001 al bicchiere ha mostrato un rosso rubino scuro e impenetrabile, notavo con pochi riflessi granati per i suoi 10 anni di maturazione, primo segnale che mi ha fatto intuire ancora le grandi potenzialità per un ulteriore invecchiamento.
Al naso ha mostrato un’esplosione di confetture e di frutta stramatura, in primis prugna, mora nera e marasca, attorniate da una miriade di piccole sfumature, spezie, pepe nero e polvere di cacao amaro. Chiude l’olfatto con un accenno di tostatura, poco percettibile, ma presente, che ha donato un tocco di complessità ad un insieme di sensazioni già molto variegato e potente, ma molto ben equilibrato nella sua intensità.
In bocca ha mostrato una notevole struttura e una concentrazione invidiabile, pur mantenendo una facilità di beva e una freschezza che non ti aspetti. Anche qui ha prevalso immediatamente il cabernet sauvignon, subito individuabile con la sua confettura di prugna stramatura e cassis, seguito a ruota dal merlot, con la sua marasca viva e presente e una piacevole mora matura. Chiude con una variegatissima gamma di speziature e di sentori terziari, tra cui spiccano tabacco da pipa e cacao, attorniati da una lunga, delicata e piacevole nota vegetale.
Assolutamente un vino da ricercare, acquistare e conservare, data la grande potenzialità di ulteriore invecchiamento; se poi riuscirete a trovarne più di una bottiglia, una lasciatela in cantina e una apritela a breve. Sentirete che grande sorpresa!!!
E’ stato bello avere la riconferma, dopo tanti anni, che il prodotto che mi ha fatto entrare nel mondo dei grandi vini è rimasto un assoluto campione dell’enologia italiana.
Infatti, fino a quel periodo, ero stato un gran cultore delle birre speciali, che mi attiravano molto più del vino, ma da quell’occasione, dalla stupefacente impressione che mi fece quel taglio bordolese toscano, è iniziata la mia grande passione per il mondo del vino, che come vedete è cresciuta negli anni e perdura ancora oggi.
Bene, questo sabato sera, a cena con quello stesso amico, abbiamo pescato dalla mia personalissima cantina proprio un LE STANZE annata 2001, dopo anni e anni che non mi capitava più di aprirne uno.
Rispetto a quello che avevo bevuto la prima volta anni addietro, ai classici cabernet sauvignon e merlot si è aggiunta una piccola percentuale di sangiovese, con l’intento di donare una maggiore freschezza e una maggiore complessità a questo prodotto, che già era entrato di prepotenza negli anni addietro nell’olimpo dell’enologia toscana.
Questo 2001 al bicchiere ha mostrato un rosso rubino scuro e impenetrabile, notavo con pochi riflessi granati per i suoi 10 anni di maturazione, primo segnale che mi ha fatto intuire ancora le grandi potenzialità per un ulteriore invecchiamento.
Al naso ha mostrato un’esplosione di confetture e di frutta stramatura, in primis prugna, mora nera e marasca, attorniate da una miriade di piccole sfumature, spezie, pepe nero e polvere di cacao amaro. Chiude l’olfatto con un accenno di tostatura, poco percettibile, ma presente, che ha donato un tocco di complessità ad un insieme di sensazioni già molto variegato e potente, ma molto ben equilibrato nella sua intensità.
In bocca ha mostrato una notevole struttura e una concentrazione invidiabile, pur mantenendo una facilità di beva e una freschezza che non ti aspetti. Anche qui ha prevalso immediatamente il cabernet sauvignon, subito individuabile con la sua confettura di prugna stramatura e cassis, seguito a ruota dal merlot, con la sua marasca viva e presente e una piacevole mora matura. Chiude con una variegatissima gamma di speziature e di sentori terziari, tra cui spiccano tabacco da pipa e cacao, attorniati da una lunga, delicata e piacevole nota vegetale.
Assolutamente un vino da ricercare, acquistare e conservare, data la grande potenzialità di ulteriore invecchiamento; se poi riuscirete a trovarne più di una bottiglia, una lasciatela in cantina e una apritela a breve. Sentirete che grande sorpresa!!!
E’ stato bello avere la riconferma, dopo tanti anni, che il prodotto che mi ha fatto entrare nel mondo dei grandi vini è rimasto un assoluto campione dell’enologia italiana.
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