Ho parlato in più occasioni del fatto che alcuni vini diano effettivamente il meglio se degustati con i giusti anni di invecchiamento. Per questo, sabato sera ho fatto un salto sulla sedia quando un mio amico ha portato a cena una bottiglia di Barolo Riserva 1989 di Giacomo Borgogno, assieme ad un altro barolo del 1997 che non citerò.
Questo perché, il più vecchio dei due ha decisamente surclassato il più giovane, senza diritto di replica!!! Aggiungo (e sottolineo) che quel barolo del 1997 è stato affinato completamente in barriques, e si è mostrato tendenzialmente più corposo, tannico e concentrato… quello che di solito definisco un vino “muscoloso”, mentre il nostro Borgogno del 1989 ha fatto esclusivamente “botte grande”, quindi affinato come prevede la “vecchia scuola” dei Barolo.
Personalmente, sono molto più vicino a questo modo tradizionale, che porta a vini di eccezionale longevità, magari non di pronta beva da giovani, ma che sanno raggiungere eleganza e complessità senza paragoni dopo il giusto invecchiamento. E infatti i 21 anni del protagonista di questo post hanno pienamente confermato che, con la giusta attesa, i grandi Barolo, che nascono già di per sé come ottimi vini, sanno diventare prodotti assolutamente eccezionali.
Ma veniamo alle mie note di degustazione. Il colore di questo ’89 si è mostrato di un bel rosso rubino con bei riflessi granati tipici dell’invecchiamento quasi in contrasto con una limpidezza viva, da vino quasi giovane. Altra cosa che mi ha sorpreso è l’aver notato pochissimo deposito sulla bottiglia dopo averla terminata; pensavo di trovarne molto di più, tanto che avevo quasi ipotizzato inizialmente di utilizzare il decanter… e invece, se l’avessi fatto, si sarebbe rivelato superfluo.
Dopo il necessario tempo di ossigenazione, al naso ha mostrato subito un’esplosione di sentori di frutta rossa, ciliegia e lampone sopra agli altri, davvero di grande intensità. Un tappeto di tabacco e una coda di altre piccole sensazioni terziarie facevano da elegantissimo contorno al fruttato predominante, contribuendo a rendere il “naso” di questo vino allo stesso tempo piacevolmente inteso e fine.
Appena messo in bocca il primo sorso ho esclamato tre parole: “ciliegia, pepe e caffè!”, e infatti erano queste le tre sensazioni principali e predominanti al palato, che si susseguivano proprio nell’ordine in cui le ho scritte. Poi, approfondendo maggiormente l’assaggio, sono emerse altre sensazioni fruttate che si affiancavano alla principale, quali il lampone sentito precedentemente all’olfatto e un’accenno di mora da gelso. Il pepe nero era davvero vivo e presente, segnale di un’ottima evoluzione in bottiglia, affiancato poi da tabacco da pipa, cacao amaro e un bel finale lungo di caffè. Il tannino era presente, ma si è fatto sentire poco, lasciando che il vino mostrasse un’eleganza e una finezza quasi degna dei grandi pinot noir francesi.
Concludo lasciando comunque la porta aperta all’altro barolo, quello del 1997, che secondo me… assaggiato tra una decina d’anni… sarà probabilmente all’altezza!
Se sarà così, io sarò pronto a scriverne.
Questo perché, il più vecchio dei due ha decisamente surclassato il più giovane, senza diritto di replica!!! Aggiungo (e sottolineo) che quel barolo del 1997 è stato affinato completamente in barriques, e si è mostrato tendenzialmente più corposo, tannico e concentrato… quello che di solito definisco un vino “muscoloso”, mentre il nostro Borgogno del 1989 ha fatto esclusivamente “botte grande”, quindi affinato come prevede la “vecchia scuola” dei Barolo.
Personalmente, sono molto più vicino a questo modo tradizionale, che porta a vini di eccezionale longevità, magari non di pronta beva da giovani, ma che sanno raggiungere eleganza e complessità senza paragoni dopo il giusto invecchiamento. E infatti i 21 anni del protagonista di questo post hanno pienamente confermato che, con la giusta attesa, i grandi Barolo, che nascono già di per sé come ottimi vini, sanno diventare prodotti assolutamente eccezionali.
Ma veniamo alle mie note di degustazione. Il colore di questo ’89 si è mostrato di un bel rosso rubino con bei riflessi granati tipici dell’invecchiamento quasi in contrasto con una limpidezza viva, da vino quasi giovane. Altra cosa che mi ha sorpreso è l’aver notato pochissimo deposito sulla bottiglia dopo averla terminata; pensavo di trovarne molto di più, tanto che avevo quasi ipotizzato inizialmente di utilizzare il decanter… e invece, se l’avessi fatto, si sarebbe rivelato superfluo.
Dopo il necessario tempo di ossigenazione, al naso ha mostrato subito un’esplosione di sentori di frutta rossa, ciliegia e lampone sopra agli altri, davvero di grande intensità. Un tappeto di tabacco e una coda di altre piccole sensazioni terziarie facevano da elegantissimo contorno al fruttato predominante, contribuendo a rendere il “naso” di questo vino allo stesso tempo piacevolmente inteso e fine.
Appena messo in bocca il primo sorso ho esclamato tre parole: “ciliegia, pepe e caffè!”, e infatti erano queste le tre sensazioni principali e predominanti al palato, che si susseguivano proprio nell’ordine in cui le ho scritte. Poi, approfondendo maggiormente l’assaggio, sono emerse altre sensazioni fruttate che si affiancavano alla principale, quali il lampone sentito precedentemente all’olfatto e un’accenno di mora da gelso. Il pepe nero era davvero vivo e presente, segnale di un’ottima evoluzione in bottiglia, affiancato poi da tabacco da pipa, cacao amaro e un bel finale lungo di caffè. Il tannino era presente, ma si è fatto sentire poco, lasciando che il vino mostrasse un’eleganza e una finezza quasi degna dei grandi pinot noir francesi.
Concludo lasciando comunque la porta aperta all’altro barolo, quello del 1997, che secondo me… assaggiato tra una decina d’anni… sarà probabilmente all’altezza!
Se sarà così, io sarò pronto a scriverne.
Giovedì 23/12 serata da noi, tema: Sagrantino di Montefalco...
RispondiEliminaUn ospite ha però portato un dono speciale: Barolo Borgogno Riserva 1967.
Ogni commento sarebbe superfluo...
:D
Ivan
No no... non sarebbe superfluo... Anzi!!!
RispondiEliminaComunque anni fa', un nostro amico che ha un'osteria nel veneziano, ad un fine cena ha tirato fuori proprio un Barolo di Borgogno 1952.
Conosco bene il prodotto... Eheheheheh.