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mercoledì 19 gennaio 2011

Il legame c'è, e si sente!

Per fortuna, ogni tanto mi capita ancora di trovare qualche vino relativamente economico che mostra una personalità propria, ben differenziata dalla media standardizzata di moltissimi prodotti di prezzo medio-basso.
E’ il caso dell’IGT Maremma Toscana BUCCE 2008 dell’azienda Poggio Argentiera, ottimamente gestita dall’amico Gianpaolo Paglia.
L’uva utilizzata è l’ansonica in purezza, un vitigno che si trova anche in altre zone affacciate sul mar Tirreno, soprattutto in Sicilia dove viene chiamato Inzolia.
Per questo prodotto, l’amico Gianpaolo ha deciso di effettuare una vinificazione sulle bucce per qualche giorno, pratica poco utilizzata sui vini bianchi, con un successivo affinamento sulle fecce. Questo accorgimento dona al vino una leggera dose di tannini e altre sostanze naturalmente presenti sulla buccia, che danno quasi un “tocco di rosso” alle sue caratteristiche gusto-olfattive.
Ma veniamo all’assaggio, accompagnato con un’ottima trota salmonata al forno: al bicchiere si è mostrato di un giallo oro discretamente carico, quasi come se si trattasse di una vendemmia tardiva, con una lieve torbidità naturale derivante dall’imbottigliamento senza filtrazione.
Al naso mostra profumi fini, non particolarmente intensi, nei quali si distinguono inizialmente fiori bianchi, camomilla e gelsomino più degli altri, accompagnati da sentori di frutta a pasta bianca, e poi da un sottofondo speziato, direi quasi di “macchia mediterranea”, a sancire il legame con il territorio di provenienza del vitigno.
Ma è in bocca che ha fatto capire benissimo la sua relazione con il “mare nostrum” e con la tipica flora che lo accompagna. Al palato la frutta passa in secondo piano, il floreale non si sente granché, forse rimane un po’ di traccia della camomilla sentita prima, ma emergono esplosive e vigorose le note tipicamente vegetali di rosmarino selvatico, di salvia, origano e erbe officinali, tutti amalgamati in un balletto equilibrato in cui emergono ora uno ora l’altro, contornati poi da una discreta astringenza tannica e da un finale lungo e amandorlato, piacevole e invitante a prendere subito un altro sorso.
La sapidità è presente, ma non domina, forse pecca un po’ in freschezza, ma credo che non fosse questa una caratteristica che si intendesse evidenziare in questo vino, quindi non la definirei un difetto.
Mi ha sorpreso la predominanza così marcata delle spezie mediterranee, davvero particolare. Non sarà di certo un caso, vista la regione da cui proviene.
Insomma, un buon vino in cui il territorio si sente davvero!!!

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