Ho sempre sottolineato l’importanza degli anni di maturazione in bottiglia di alcuni vini importanti. Non mi era però mai capitato di assaggiare un Nero d’Avola di oltre 10 anni, quindi averlo trovato negli scaffali di un enoteca mi ha immediatamente spinto all’acquisto (e conseguentemente all’assaggio). Ancora di più considerando che si tratta di una delle etichette più rinomate dell’enologia siciliana, ovvero il Nero d’Avola DUCA ENRICO 1997 dell’azienda Duca di Salaparuta.
La mia speranza era quella di trovare un vino decisamente evoluto, con tutti i famosi “terziari” a far da compagnia agli aromi tipici del vitigno, ma c’era pure il rischio di trovare un vino ormai “caduto”… Invece è andata bene… Anzi, molto bene.
Per chi non frequenta la materia, i “terziari” sono profumi e gusti che vengono dati al vino da sostanze che si formano spontaneamente durante gli anni di riposo in bottiglia. Questo processo è dovuto principalmente alla micro-ossigenazione che avviene negli anni attraverso il tappo di sughero, la quale fa combinare l’ossigeno con le sostanze “minori” derivate dalla vinificazione dell’uva creando piccolissime quantità di alcoli superiori, eteri, esteri, e altre sostanze ancora, molto aromatiche che danno profumi differenti a seconda della loro presenza.
Dal bicchiere mostra un rosso rubino carico con bei riflessi granata, come effettivamente deve essere in un Nero d’Avola di quest’età, discretamente limpido.
I profumi sono intensi e complessi: partono dalla frutta rossa matura, in prevalenza mora e prugna matura, ma arrivano ad un possente aroma speziato, di tabacco e caffè. Davvero variegata la gamma di sentori che arrivano alle narici, che intraprendono un piacevole “balletto” per far prevalere ora un sentore e ora un altro.
Al gusto mostra i suoi muscoli, con una struttura potente ma mai aggressiva, anzi con una discreta morbidezza che rende questo vino davvero di beva piacevole. Prevalgono in bocca le note di tabacco e di caffè tostato, poi un sottofondo di mora e ribes, di grande complessità e con un finale nel quale ho avvertito anche una lievissima nota balsamica.
Un gran bel vino, importante e complesso, giunto probabilmente all’apice della sua potenzialità. Se ne trovate una bottiglia in qualche enoteca o in qualche ristorante ben fornito, non lasciatevela scappare perché secondo me tra qualche anno non donerà più emozioni così piacevoli (anche se, ahimè, non costa proprio pochino…).
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