Chi ha detto che per bere un buon cru classé di Bordeaux bisogna spendere un patrimonio, si sbaglia di grosso. O meglio… Quasi sempre ha ragione, ma cercando bene c’è ancora qualche buon prodotto che si possa reperire a prezzi ragionevoli. Se poi parliamo del vino che vi sto per raccontare, direi che l’acquisto è più che accessibile e il prodotto è di gran classe!!!
Mi sono trovato al cospetto di un eccezionale CHATEAU BELGRAVE 2008, vino della zona dell’Haut Médoc, giusto al confine con la famosa denominazione di St. Julien. Si tratta di uno dei produttori che erano stati classificati come 5ème cru nella classificazione del 1855, quindi un territorio di grande tradizione e di consolidata qualità. Lo avevo notato su una delle guide che colleziono regolarmente, nella quale veniva segnalato come un prodotto da non lasciarsi scappare… E quindi, appena ne ho avuto l’occasione, mi sono regolato di conseguenza.
Dato che la composizione dei vigneti di questa maison è per il 50% cabernet sauvignon, 42% merlot, 5% cabernet franc e 3% petit verdot. Immagino che più o meno questa sarà anche la composizione del nostro vino.
Al bicchiere si è mostraro rosso rubino vivo e brillante, di tonalità carica pur mantenendo una leggerissima trasparenza. Al naso ha mostrato una complessità e un’eleganza fuori dal comune, iniziando dapprima con una prevalenza di speziata e molto vegetale, con la nota fruttata in secondo piano, pur presente e di buona intensità. Col passare dei minuti, ma soprattutto dopo un’oretta dall’apertura, l’ordine si è invertito e spiccavano in bella evidenza note di frutta nera matura, a partire da mora, prugna secca, marmellata di ciliegie e mirtillo nero. Facevano da splendido contorno le note vegetali del cabernet, accompagnate da peperone, spezie dolci e una leggera tostatura. Davvero intrigante l’assieme che ne risultava, fine, elegante, complesso ma allo stesso tempo di buona intensità.
In bocca le sensazioni fruttate emergevano con ancora maggiore intensità, richiamando mirtillo, mora e ciliegie mature, accompagnate da tannini vellutati, morbidissimi pur presenti. Facevano anche qui da contorno delle eleganti note speziate, con un piacevole finale lungo di tabacco e una sottile vena vanigliata.
Un vino piacevolissimo adesso, ma che saprà sicuramente evolvere ancora meglio con ulteriori quattro o cinque anni in bottiglia. Un prodotto assolutamente da consigliare e da tenere sempre a scorta per le grandi occasioni. Se poi aggiungiamo che il prezzo di partenza in cantina di questo vino non supera i 30 euro… Beh, allora il rapporto qualità/prezzo diventa proprio eccezionale!!!
ho appena preso 2 bottiglie per la mia cantina...
RispondiEliminaBella scelta, vedrai che ne sarai soddisfatto.
EliminaUn mio consiglio: almeno una delle due lasciala riposare 5/6 anni in cantina. L'evoluzione sarà sicuramente in meglio.
grazie del consiglio...anche se la mia cantina nn ha condizioni ottimali...
RispondiEliminadomanda da pricipiante: come posso sapere se un vino può migliorare se lasciato invecchiare e quanti anni può invecchiare?
Beh, eventualmente esistono sempre le cantinette (elettrodomestico), e ce ne sono alcune anche con temperature differenziate per bianchi e rossi... Solo che costano un pochino.
RispondiEliminaDiciamo che la domanda avrebbe bisogno di una risposta molto vasta, ma cerco di riassumere la mia esperienza.
In linea generale (ma non è un vincolo rigido) l'invecchiamento si presta bene ai vini rossi corposi, mentre rossi leggeri e vini bianchi in genere andrebbero consumati entro pochi anni. Ma non è sempre così: ho in cantina ancora un paio di bottiglie di Chardonnay di Borgo del Tiglio 1995 che è una bomba ancora oggi!!!
Poi, ci sono alcune tipologie di vino che "nascono" per essere invecchiati, in quanto la maturazione in bottiglia conferisce loro particolari miglioramenti organolettici e ampliano la gamma gusto-olfattiva. Per esempio i barolo, i barbaresco, o i grandi rossi toscani come brunello, supertuscans e altri; ma anche i grandi amarone della Valpolicella o i grandi rossi del sud a base aglianico. Anche i famosi vini di Bordeaux, come nel caso di questo post (e altri grandi francesi) risultano nettamente migliori dopo 8/10 anni dall'annata di vendemmia (e per qualcuno anche di più).
Questo perché la micro-ossigenazione agisce su alcuni componenti del vino e li trasforma in altri composti che ampliano la gamma aromatica e contemporaneamente arrotonda le "ruvidità" di alcune altre sostanze, come i tannini particolarmente astringenti.
COMUNQUE:
Diciamo che la tipologia, già è un utile indicatore "a priori" per valutare se un vino preferisce un lungo invecchiamento oppure no.
In ogni caso, è solo una linea di principio, perché ho assaggiato più volte vini "sulla carta" banali, leggeri e da consumare giovani, che con 5/6 anni di invecchiamento sono diventati ottimi!
Sul "quanti anni" possa invecchiare un vino, dipende da come lo si conserva. Ho assaggiato dei Barolo degli anni '50 e '60 ancora vivissimi e alcuni di 8/10 anni già in fase discendente.
Non esiste una "legge univoca" che regoli l'invecchiamento dei vini.
Ma poi, proprio l'unicità di ogni singola bottiglia che si stappa e la totale curiosità di ciò che vi si troverà dentro è il fascino per i grandi appassionati di questo vastissimo mondo.
Per me, ogni bottiglia stappata è una contemplazione di un "unicum".
grazie...è il mio stesso pensiero (per invecchiamento)
RispondiEliminaho appena preso un 'ornellaia 2007' e lo voglio dimenticare in cantina per 'un pò di anni' ...
porterò alcune bottiglie a casa dei miei genitori che hanno una potenziale bella cantina...la mia và bene come umidità, ma oggi era già a 23 gradi e non vorrei rovinare quello che già ho...