Come non onorare un vecchio e famoso detto popolare, quando se ne presenta l’occasione? Infatti, avevo già raccontato di un paio di vini prodotti in Maremma dall’amico Gianpaolo Paglia nella sua azienda Poggio Argentiera, e quindi oggi vi racconto di un altro vino dei suoi, o meglio… di uno dei suoi prodotti di punta: il re della Maremma, ovvero il Morellino di Scansano riserva DOCG.
Il suo morellino “base” (anche se chiamarlo base è un po’ riduttivo) si chiama Bellamarsilia, del quale potete leggere qualcosa nel forum di Vino Veritas. Il suo “riserva”, invece, è il più famoso CAPATOSTA, del quale ho avuto l’onore di assaggiare in anteprima l’annata 2008. La composizione rientra nel classico disciplinare del morellino, con una grande maggioranza di sangiovese (se non ricordo male al 95%) con una piccola aggiunta di alicante, un vitigno molto presente nell’alto Mediterraneo, sia in Italia (Toscana e Sardegna soprattutto, meglio noto come Cannonau) che in Francia (lì chiamato Grenache) e in Spagna (dove viene chiamato Grenacha).
Tendenzialmente, sono abbastanza restio a stappare vini a base sangiovese così giovani, perché molto spesso mostrano tannini particolarmente “evidenti e invadenti” (scusate il gioco di parole, ma spero di aver reso l’idea); invece anche questa volta il vino di Gianpaolo è riuscito a sorprendermi piacevolmente…
Ma veniamo alle mie personalissime impressioni. Il colore è un bel rosso rubino scuro, tendente al viola vivo, molto carico di colore pur mantenendo una buona limpidezza.
All’olfatto mostra un’esplosione di frutta nera matura, in cui emergono principalmente mora e marasca nera, contornate da una lieve speziatura e da una piacevole nota di tabacco. Ottima l’intensità al naso, pur mantenedo una bella omogeneità tra le fragranze.
All’assaggio mi aspettavo che il tannino giovane e rustico tipico del sangiovese mostrasse i suoi possenti muscoli… e invece, pur presente, il tannino non spicca, e la sensazione che manda questo Capatosta è di una bella morbidezza… di un vino quasi fresco e di beva piacevolissima. Non manca una gran bella concentrazione, un corpo e una struttura notevoli, ma senza risultare invadenti. Prevale moltissimo la marasca sul palato, quasi monopolizza il gusto in bocca, ma poi la senti accompagnata da un sottofondo di more e frutti di bosco, con un finale lungo e piacevole che termina in una bocca lievemente speziata (se dovessi identificarne una in particolare direi forse forse… l’alloro).
Un gran bel prodotto, che l’amico Gianpaolo mi aveva chiesto di assaggiare da giovane, dato che, da questa annata, sta man mano riducendo l’uso della barrique, per arrivare ad eliminarla definitivamente dalla prossima.
Se il risultato che deriva da questa scelta è la grande freschezza che ho sentito in questo prodotto, allora concordo pienamente con la nuova filosofia che hanno intrapreso a Poggio Argentiera.
Il suo morellino “base” (anche se chiamarlo base è un po’ riduttivo) si chiama Bellamarsilia, del quale potete leggere qualcosa nel forum di Vino Veritas. Il suo “riserva”, invece, è il più famoso CAPATOSTA, del quale ho avuto l’onore di assaggiare in anteprima l’annata 2008. La composizione rientra nel classico disciplinare del morellino, con una grande maggioranza di sangiovese (se non ricordo male al 95%) con una piccola aggiunta di alicante, un vitigno molto presente nell’alto Mediterraneo, sia in Italia (Toscana e Sardegna soprattutto, meglio noto come Cannonau) che in Francia (lì chiamato Grenache) e in Spagna (dove viene chiamato Grenacha).
Tendenzialmente, sono abbastanza restio a stappare vini a base sangiovese così giovani, perché molto spesso mostrano tannini particolarmente “evidenti e invadenti” (scusate il gioco di parole, ma spero di aver reso l’idea); invece anche questa volta il vino di Gianpaolo è riuscito a sorprendermi piacevolmente…
Ma veniamo alle mie personalissime impressioni. Il colore è un bel rosso rubino scuro, tendente al viola vivo, molto carico di colore pur mantenendo una buona limpidezza.
All’olfatto mostra un’esplosione di frutta nera matura, in cui emergono principalmente mora e marasca nera, contornate da una lieve speziatura e da una piacevole nota di tabacco. Ottima l’intensità al naso, pur mantenedo una bella omogeneità tra le fragranze.
All’assaggio mi aspettavo che il tannino giovane e rustico tipico del sangiovese mostrasse i suoi possenti muscoli… e invece, pur presente, il tannino non spicca, e la sensazione che manda questo Capatosta è di una bella morbidezza… di un vino quasi fresco e di beva piacevolissima. Non manca una gran bella concentrazione, un corpo e una struttura notevoli, ma senza risultare invadenti. Prevale moltissimo la marasca sul palato, quasi monopolizza il gusto in bocca, ma poi la senti accompagnata da un sottofondo di more e frutti di bosco, con un finale lungo e piacevole che termina in una bocca lievemente speziata (se dovessi identificarne una in particolare direi forse forse… l’alloro).
Un gran bel prodotto, che l’amico Gianpaolo mi aveva chiesto di assaggiare da giovane, dato che, da questa annata, sta man mano riducendo l’uso della barrique, per arrivare ad eliminarla definitivamente dalla prossima.
Se il risultato che deriva da questa scelta è la grande freschezza che ho sentito in questo prodotto, allora concordo pienamente con la nuova filosofia che hanno intrapreso a Poggio Argentiera.
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